Diario

Heather Parisi

Piccole manie scaramantiche

Posted 26 Febbraio 2009

La scaramanzia è un po’ come l’oroscopo: nessuno ci crede, ma molti ne sono più o meno suggestionati. Mi piace credere alle previsioni delle stelle solo quando annunciano novità positive...Sarà capitato anche a voi di “toccare ferro” almeno una volta nella vita, o no?  In America invece “bussiamo su legno”. In realtà sono sempre stata affascinata più da ciò che sta dietro al rito scaramantico, che dal gesto in sé. In ogni caso, non posso mentire: un po’ superstiziosa lo sono.

In passato sono stata scaramantica da morire, forse per una questione di lavoro. In tutta la mia carriera non ho mai incontrato un artista (attore, ballerino o cantante) che si rifiutasse di ripetere  per tre volte di fila la fatidica parola "merda", prima di un’esibizione in scena. O che ad un “In bocca al lupo”  rispondesse “Grazie, speriamo vada tutto bene” , passando tranquillamente sotto ad una scala, magari con qualcosa di viola addosso, o che organizzasse una prima teatrale in un qualsiasi venerdì 17. E non succederà mai, credetemi!!!

In generale, però, non mi sono mai piaciuti gli eccessi. Diciamo che, quando posso, cerco di assecondare certe ritualità, invece di snobbarle a priori. In fondo non costa nulla rispondere “Speriamo che crepi” ( intendo il lupo…). E non scoppio di gioia (ma neanche torno indietro!) se un gatto nero mi attraversa la strada. Però ricordo ancora, diversi anni fa quando, alle tre di notte, lungo la via Emilia, fra Modena e Bologna, un gatto nero ci attraversò la strada. Intorno non c’era anima viva: obbligai l'autista ad aspettare fino a quando, prima di noi, non fosse passata un’altra macchina. Nell’attesa, rimanemmo fermi per quasi un’ora!  Oggi, a ripensarci, provo un certo imbarazzo…  Ma sia chiaro: giù le mani dai gatti neri! La leggenda che portano sfortuna risale al Medioevo, quando i mici dal color della notte, uscendo nell’oscurità,  spaventavano a morte i cavalli, facendo cadere di sella i cavalieri. Adoro i gatti neri!

Però, ammetto, ho ancora le mie piccole manie quotidiane. Ad esempio non sopporto gli oggetti “storti”. Mi spiego: se vedo un giornale messo male sul tavolo, non riesco a fare a meno di sistemarlo con ordine. E non butto mai a casaccio le cose nella mia borsa (da Mary Poppins...), ma le posiziono con un certo criterio. Si dice che le cose storte mettano di sghimbescio anche le giornate, meglio non rischiare! 


Viceversa non ho mai creduto alla sfortuna del  venerdì 17. E’ evidente che le disgrazie accadono anche negli altri giorni. I pregiudizi, in questo caso, sono piuttosto numerosi: di venerdì 17, secondo la Bibbia, sarebbe morto Gesù. E sempre secondo la Bibbia in un 17 sarebbe anche iniziato il diluvio universale. Nel Medioevo, invece, la scritta in latino “VIXI” che compariva nelle tombe romane (e che letteralmente significa “sono vissuto”)  veniva confusa dal popolo, in gran parte analfabeta, con il numero romano “XVII”, 17 appunto. Numero che venne quindi presto associato alla morte e alla disgrazia.  
Gli esempi si susseguono, dal Medioevo all’epoca delle streghe di Salem, fino ai giorni nostri. 
Ognuno con le sue piccole e bizzarre manie più o meno scaramantiche: magari sono utili per infondere un po’ di sicurezza, ma l’importante è non crederci davvero!!!


Break a leg!!!
  


1 comments

08 Aprile 2015 14:31

Le superstizioni hanno un loro fascino solo se considerate da un punto di vista puramente "di tradizione" come usi e costumi. Curiosità che ampliano le nostre conoscenze. Mai andare oltre!

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